Information overload? Non è questo il problema…

Spunti sull’importanza di non sperperare l’attenzione (che è una risorsa finita).

Il web (o meglio le persone e i software) continua a produrre molti più contenuti di quanti saremo mai in grado di fruire.
L’enorme disponibilità di informazioni non dovrebbe essere un problema ma un’opportunità.
In realtà tanti di questi contenuti sono costruiti per fini commerciali e propinati con ogni stratagemma, tanti sono solo pareri personali che niente aggiungono, mentre le risorse attendibili sono difficilmente distinguibili da quelle non attendibili.

Riuscire a non farsi distrarre da tutte queste informazioni è un problema sempre più sentito perché le nostre vite, nel tentativo di non perdersi niente, sono sempre più frenetiche, così la qualità della vita anziché migliorare va a peggiorare.
Gli americani la chiamano FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out, ovvero la paura di perdersi qualcosa. Ma il tempo e l’attenzione sono risorse finite, non c’è modo di stare dietro a tutto, diventa fondamentale sapere bene dove vogliamo andare, saper distinguere le fonti, prendersi il tempo per lasciar affiorare ed elaborare i pensieri.

Riguardo a questo argomento ho trovato interessanti alcuni articoli da cui ho voluto trarre e tradurre alcune note, per promemoria mio e come spunto di riflessione per chiunque incappando in questa pagina sarà interessato al tema.

Ammetto che sia un po’ un controsenso aggiungere sul web un articolo che critica la presenza di troppi contenuti sul web.. tuttavia è un problema che sento, sia nella veste di fruitore dei contenuti che di addetto ai lavori. Il marketing online, infatti, della produzione di nuovi contenuti sembra non poter non può fare a meno.
In questa giungla, uno degli approcci più sensati al marketing contemporaneo mi sembra lo abbia coniato Seth Godin da quando ha iniziato a parlare di Permission Marketing. Avere una grande quantità di contenuti da condividere è una cosa positiva. A meno che non la si propini in ogni modo anche a chi non interessa e anche a chi potrebbe essere interessato ma non adesso.. ma di questo parleremo un’altra volta.

Communication
da NewPhilosopher#17 (Zan Boag editoriale)
“La comunicazione è essenziale per la nostra sopravvivenza.
Padroneggiare i metodi di comunicazione (manipolare suoni, simboli gesti ed immagini) equivale al potere: potere di informare e influenzare, manipolare e ingannare.
Ma cosa fare di queste capacità?
Molti semplicemente si fanno recettori e ripetitori dei messaggi, anche nel caso non siano del tutto certi dell’attendibilità delle fonti.
Ma c’è un’altra via: scambiare l’esposizione con l’espressione, scambiare lo stare a guardare con il fare.”

Extra! read all about it!
da NewPhilosopher#17 (autore non indicato)
“Il 18 Aprile 1930 un presentatore della BBC annuncia agli ascoltatori: “Non ci sono altre news” e mette un po’ di musica.
Nei tempi in cui ancora le news non erano “costruite” (ovvero “create” per vendere spazi di tempo agli inserzionisti) gli ascoltatori ascoltavano regolarmente un sacco di buona musica.
Ora c’è un ciclo di news 24/7 di ogni tipo, che durano il tempo necessario ad arrivare alla nuova news più interessante..
Le “good news” sono quelle che durano di più (tragedie, morti, disastri), possono essere espanse per giorni e mesi, mentre le “bad news” sono quelle che attaccano poco, spesso includono argomenti come Natura, etica etc..
Per rimanere in evidenza al centro delle news, le figure pubbliche devono intrattenere, essere imprevedibili, senza peli sulla lingua, fare dichiarazioni esagerate, essere facilmente comprensibili e al tempo stesso facilmente fraintedibili.”

Attentional Commons
da NewPhilosopher#17 (Oliver Burkeman)
“Da almeno 20 anni ci lamentiamo per l’information overload, una moderna afflizione che ci lascia cronicamente distratti, esausti e stressati.
Ma questo in realtà è un po’ strano.
Non sono le montagne, le foreste, le rive di un fiume positivamente profuse di “informazioni”? Si può dedicare una vita a studiare le sfumature della natura.
Ma nessuno torna da una gita in montagna lamentandsi per le distrazioni o l’affaticamento mentale. A meno che non abbia passato tutto il tempo sui social..
Apparentemente le informazioni contenute nel canto degli uccelli, nelle forme delle nuvole o degli insetti non contribuiscono all’overload.
Perchè? Perché il vero problema non è l’information overload.
In questo mondo pieno di Inbox straripanti, notifiche push e banner pubblicitari, il problema è il sovraccarico della “tentata comunicazione”: una cacofonia di tentativi di catturare un piccolo frammento della tua attenzione.
La nostra gita in montagna sarebbe davvero un inferno se ogni uccellino sui rami degli alberi provasse a venderci un prodotto, informarci di qualche ultima news, o tentare di farci ridere a qualche mediocre battuta o scherzetto.
La ragione per cui ci sentiamo sopraffatti dalla quantità di informazioni è perché essenzialmente l’attenzione è una risorsa finita: quando ne hai dedicata una parte ad una cosa non puoi dedicare la stessa parte ad un’altra.
Vari studi (es.Mullainathan/Shafir) dimostrano come la saturazione del nostro possibile livello di attenzione rende poi difficile concentrarsi per prendere decisioni sensate su come usare il proprio tempo, rendendoci così ancora più indaffarati.
Eppure non siamo abituati a salvaguardare la nostra quantità di attenzione disponibile, forse perché storicamente, casomai, la quantità di informazioni è sempre stata scarsa fino a che, molto di recente, è diventato vergognosamente facile che la nostra attenzione sia saturata da altri e per i loro fini.
Facile fare un paragone con i soldi: se un qualsiasi sconosciuto potesse rubare qualche euro dal tuo conto in banca ogni volta che ne avesse voglia, saresti giustamente furibondo e lui potrebbe essere accusato di furto.
Ma è quello che succede con la nostra attenzione. Prendi l’email: la tua casella di posta è praticamente una to-do list a cui chiunque nel mondo, senza praticamente alcun costo per lui, può aggiungere un nuovo punto. Comprendere l’argomento della mail, decidere se vale la pena dedicargli tempo e cestinarla richiede comunque dell’attenzione. Il tuo rifiuto ad un tentativo di comunicazione ha comunque un costo per te.
E’ vero che lo spamming è un problema meno pesante di anni fa, ma se prendi il concetto di “spam” in modo un po’ più generale, puoi vedere tentativi di guadagnare la tua attenzione un po’ ovunque. In un certo senso la tua attenzione viene spammata tutto il giorno: dalle pubblicità nei film, dagli esperti di web marketing il cui lavoro è usare qualsiasi trucchetto psicologico possibile per tenerti di più su un sito, dalla cloaca di pubblicità che tappezza la città, … per non parlare dell’irritante fenomeno delle pubblicità che sei praticamente obbligato ad ascoltare mentre sei in coda da qualche parte: già stai rallentando la mia giornata e vuoi pure ottenere un profitto dal ritardo che mi provochi??
Il problema è che parte dell’attenzione lavora ad un livello non controllato coscientemente.
Puoi scegliere di non spendere soldi in cose inutili, ma quando arriva un camion dei pompieri o piange un bambino non puoi decidere o meno se la tua attenzione viene allontanata da quello che stavi facendo.
Nel caso dei pompieri o di un bambino va bene che sia così.. ma va meno bene quando intorno a te qualcosa flesha, suona o vibra per farti fruire un messaggio pubblicitario non richiesto.
Come rilevato dal filosofo M.B.Crawford nel 2015 la percezione dell’attenzione che abbiamo è molto più spesso sentita come un bene generale, disponibile per tutti ma di nessuno in particolare, piuttosto che di un singolo individuo.
Come un’industria che inquina l’aria di tutti a suo beneficio economico, così i mezzi pubblicitari inquinano l’attenzione di chi è nelle vicinanze. E come ciliegina sulla torta questo alla fine fa sì che il silenzio ci possa essere rivenduto di nuovo per profitto..
Non è tanto la qualità degli arredi o del cibo a rendere lussuosi certi ambienti riservati come i business lounge negli aereoporti, ma la distanza dalla confusione che permette di sentire i pensieri della tua mente.
Allenare il proprio muscolo dell’attenzione a non essere risucchiato da quello che in realtà non vogliamo, in quest’epoca dell’economia dell’attenzione, diventa un’asserzione di indipendenza radicale, la quiete mentale, la meditazione, come atto politico.
Ed è una questione importante perché cos’altro è la vita se non la somma di tutto quello a cui abbiamo dedicato attenzione?
Mai potremo raggiungere un controllo totale dell’attenzione e neanche è auspicabile essendo un tratto fondamentale delle relazioni sociali umane. Ma una maggiore consapevolezza della preziosità dell’attenzione ci può aiutare a sprecarne meno, specialmente se a favore di chi approfitta per scopi personali di una risorsa finita e importante come questa.”

Come dire Si
dal blog di James Altucher
“Dunque in quest’epoca in cui la nostra attenzione è spolpata da mille richieste di attenzione, l’unico modo per riuscire a concludere qualcosa è saper dire di No.
Bill Murray ad esempio dice di no al 99% dei film che gli vengono proposti.
Gli chiedi di farti una foto con lui? No. ..no, no, no, a tutto.
Una volta, in un taxi, con un trasferimento di circa un’ora davanti, Bill scambia due battute con l’autista: “Cosa fai quando non guidi?”
“Mi piace suonare il sax”
“E quanto tempo gli dedichi di solito?”
“Poco in realtà, sono sempre molto impegnato con il taxi”
“Ma il sax ora dov’è?”
“Nel portabagagli”
“Facciamo una cosa, io guido, tu prendi il sax, ti metti dietro e suoni”

La questione non è dire di No a tutto per i propri fini, ma poter dire Si in quelle occasioni in cui puoi rendere il mondo un posto migliore, in un modo in cui solo tu puoi fare.”

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